martedì 1 marzo 2016

La politica e il P.U.A.

Sconforti
(di Felice Celato)
La politica, da tempo ormai, ha cessato di determinare le cose che contano, almeno in Italia”. Questo concetto, enunciato l’altra sera, a cena, da un vecchio amico col quale condivido quasi sempre opinioni e…atteggiamenti verso il mondo, mi ha dato da riflettere non tanto sull’enunciato in sé (che trovo pienamente convincente e, paradossalmente, confortante, almeno per chi come me ha una pessima opinione della politica corrente) quanto, piuttosto, su chi o che cosa occupi – se qualcuno o qualcosa c’è a farlo – il ruolo di “guida” della società in luogo della politica.
Ho fatto diverse supposizioni ma, con un certo sconforto, le ho via via accantonate, per considerazioni in parte ovvie e in parte amare: potrebbe essere la cultura, se esistesse o desse udibili segni di vita; o l’aspirazione al benessere, se fosse compresa nelle sue dinamiche e ben indirizzata (già, ma da chi?); o l’ansia di sicurezza, se non fosse fatta oggetto di stravolgenti distorsioni.
Insomma, mi pare di non saperlo o di non volerlo riconoscere, chi ancora “determina le cose che contano”, nel bene o nel male.
Poi, però, sollecitato da un magnifico articolo di Ernesto Galli della Loggia (Corriere della sera di ieri, vedi link, sotto), ho scoperto una traccia di possibile risposta in una mia riflessione di qualche tempo fa (aprile 2014): le cose che contano, a prescindere dal loro valore, cioè le cose che cambiano, fanno evolvere la società in qualche modo, positivo o negativo, da noi le determina (ahinoi!) il P.U.A..
E che cos’è il P.U.A? E’ il Pensiero Unico Aggregato (dal latino aggregare = riunire, da grex, gregis = gregge), questo liquido (cioè non solido) pensiero comune che pervade non solo le menti più semplici e meno avvezze ad un pensiero critico, ma oramai la nostra quotidiana comunicazione, il nostro milieu mediatico, e quindi un po’ ciascuno di noi, assai spesso addirittura le nostre istituzioni.
Manzoni (I promessi sposi, cap.XXXII) la descrive da par suo, questa valanga del PUA, anche se riferita al ‘600 e alla caccia agli untori: “da’ trovati del volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodar con le sue idee; da’ trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia”.
Dilagante come acqua versata, il P.U.A. ci porta a valutare le cose secondo criteri semplificati fino al limite del semplicismo, con un rozzo, unico metro, come fosse una canna grossolanamente rappresentativa di un’unità di misura valida, ad un tempo, per segnare pressappoco l’altezza di un ragazzo o per misurare la distanza della luna; fino ad indurci coattivamente, non solo a pensare tutti secondo gli stessi schemi, ma addirittura a compiacerci, con reciproche “piacionerie”, proprio dell’uso di identici, semplificati canoni di giudizio, di quell’unico metro di misura che ci induce a ritenere tutte le cose valutabili “a canne” e che ci assicura la “conformità” della realtà al nostro metro e, per noi, il piacimento generalizzato, che, in fondo, è l’essenza e la finalità della dimensione mediatica del pensiero aggregato.
E ciò, si badi bene, è vero anche quando all’interno del pensiero aggregato si manifestino, come ingannevoli epifanie di antiche dialettiche, apparenti idee contrapposte, perché il P.U.A non è (necessariamente e sin dall’inizio) conformità delle posizioni ma (soprattutto) conformità dei criteri e dei metri di giudizio e, conseguentemente, del linguaggio. E la conformità del linguaggio porta con sé, inevitabilmente nel breve/medio periodo, la conformità dei concetti e, quindi, dei sentimenti ed infine, nel medio/lungo periodo, dei fatti, secondo la nota sequenza che porta le parole a diventare concetti, i concetti sentimenti e i sentimenti fatti.
Ecco, per tornare all’enunciato dell’amico: temo, amico mio, che ciò che determina le cose, da noi, sia il P.U.A., l’unico, per ora, in grado di smuovere, ordinatamente, tutte le cose, ancorché verso il peggio.
Diceva, pressappoco, l’acuto giornalista che ha fatto stamane la rassegna stampa di Radio Radicale, che forse sullo scenario politico Italiano c’è da aspettarsi fra poco uno scontro di titani del pensiero politico: Grillo contro Celentano! Sicuramente non ci sarebbero grosse differenze di linguaggio.

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